Una pura formalità - 26 gennaio 2016
- Scritto da Franziska Javicoli
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Glauco Mauri e Roberto Sturno in “Una pura formalità”
“Questa è la storia commovente di un uomo che aiuta un altro uomo a capire se stesso, a cercar di comprendere quel viaggio, a volte bellissimo e a volte anche terribile, ma sempre affascinante, che è la Vita.”
Così commenta Glauco Mauri la vicenda da lui stesso rielaborata in una pièce, tratta dall’omonima pellicola della regia di Giuseppe Tornatore. Mauri e Sturno interpretano rispettivamente un commissario e un famoso autore di romanzi, Onoff, idolo del giudizioso capo delle forze dell’ordine.
Lo spettacolo si apre dando vita a uno scenario buio e confuso: il suono dell’incessante scrosciare della pioggia, graffiato dalle urla dei poliziotti e del “folle” sprovvisto di documenti che tentava di fuggire correndo nel bosco, creano un’atmosfera che con la sua inquietudine riesce a captare immediatamente l’attenzione del pubblico.
In assenza del commissario, il “folle sconosciuto” viene insultato da alcuni agenti di polizia; a ciò reagisce con violenza fisica. Ma, all’entrare in scena del commissario, regna un silenzio fino ad allora estraneo, che verrà rotto soltanto dal suono degli applausi del pubblico: il carisma di Glauco Mauri, insieme all’importanza del ruolo da lui interpretato, creano un’atmosfera di profonda suspense.
A seguito di una breve “chiacchierata” tra il commissario e il “folle sconosciuto”, si scopre finalmente l’identità di quest’ultimo: si tratta del famosissimo scrittore Onoff, nonché modello e punto di riferimento dell’ispettore di polizia. Subito il commissario ordina di portare dei panni asciutti al suo “ospite”. Onoff viene lasciato solo per potersi vestire. Solo con il pubblico: la camicia bagnata dalla pioggia è completamente macchiata di sangue.
Quella notte, nei dintorni, “era stata uccisa una persona”. E, come si suol dire, “il resto è storia”.
Glauco Mauri e Roberto Sturno non sono soltanto colleghi: sono una coppia che si completa in tutto e per tutto. Il loro talento e la passione per il teatro hanno dato una svolta al patrimonio culturale italiano. “L’emozione arriva prima della razionalità”- afferma Mauri – “il teatro è medicina”.
Sin da giovanissimo Glauco ha amato il contatto con la gente, ed è per questo che non riesce a fare a meno del palcoscenico tanto misterioso quanto eclatante, sul quale avviene una strana magia: la finzione. “La Poesia del Palcoscenico è più bella della realtà della Vita”.
Franziska Javicoli 3^BL
Liceo Linguistico “C. de Titta”