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UNO ZIO VANJA

Riadattamento del classico russo “Zio Vanja” di Anton Čechov, “uno zio Vanja” è uno spettacolo teatrale drammatico portato avanti da dialoghi e monologhi pieni di rimorsi e, raramente, con una lieve e piacevole comicità, proposta nei momenti giusti. L’opera è basata sul rammarico per ciò che non è e il rimpianto per ciò che sarebbe potuto essere, accompagnati dall’infelicità di sé e da problemi relazionali in una famiglia dai legami deboli. Simbolicamente infatti l’ambientazione è quella di un paese terremotato che viene riportato sulla scenografia dalla presenza di macerie. Dietro queste, a destra, si trova inizialmente un albero fiorito. Questo subisce un mutamento durate l’opera, così come accade al dottor Astrov (Francesco Montanari) e al ruolo che ha per questi la bellezza. Questo personaggio è l’unico che ha consapevolezza di sé e che crede in ciò che fa. Non a caso è l’unico che viene da fuori, che si è allontanato dalla piccola realtà in cui gli altri sono rimasti intrappolati. La salvezza per lui è la bellezza, ideale incarnato dalla natura. A contatto con la sofferenza dei suoi cari però, anch’egli pian piano si abbatte, ed emerge così la sua stanchezza nel dedicare la propria vita ai malati, repressa fino ad allora. Oltre alla soddisfazione professionale, vede svanire anche l’altra salvezza: l’amore per la bellezza. Si innamorerà infatti di un bellezza altra, quella maligna di una donna che già da anni ha fatto perdere la testa allo Zio Vanjia (Vinicio Marchioni). Non a caso questa donna è macchiata dal nome di Elena, donna simbolo della bellezza distruttrice sin dall’inizio della letteratura occidentale.
Valeria Serafini
IIIB Liceo Classico Vittorio Emanuele II, Lanciano

 

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