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Faber, il poeta degli emarginati

“Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria col suo marchio speciale di speciale disperazione.”

(Smisurata preghiera)

Conosciuto come pacifista e anarchico, Fabrizio De André è stato ricordato l’11 febbraio 2019, a vent’anni dalla sua morte, in uno spettacolo che si è tenuto nel Teatro Fenaroli di Lanciano nel quale le sue canzoni hanno fatto da filo conduttore per raccontare la sua vita intensa. Faber non fu altro che un cantautore che usava i testi delle sue canzoni per far conoscere a tutti le sue idee, il suo amore per la sua terra e per tutti gli emarginati del mondo. In essi, infatti, troviamo storie di persone che per vivere dovevano lottare ogni giorno, gente che si ribellava a ciò che era il pensiero dominante di quegli anni. Durante lo spettacolo, Federico Sirianni, cantante genovese che conobbe Faber nella sua infanzia, ha sottolineato come De André fu un rivoluzionario della sua epoca che utilizzava la sua musica come carburante per alimentare il fuoco delle rivoluzioni che ci furono nel periodo della sua carriera. È riuscito a rompere quel muro bianco di falsa purezza che circondava la musica italiana e ad andare ben oltre. Grazie a ciò che scriveva, fece conoscere a tutti quello che si nascondeva dietro questo muro: cioè un mondo vero e ingiusto, con persone che lottavano contro l’emarginazione. De André tendeva, infatti, a condannare questo fenomeno e quindi a mettere in primo piano gli “ultimi” della società. Un esempio di canzone che ha come protagonista un’emarginata è “Bocca di rosa”. Arrivato al momento di dover cantare questa canzone, Sirianni specifica che Bocca di rosa non è una prostituta ma essendo una donna a cui piaceva l’amore carnale, veniva giudicata e quindi emarginata dagli abitanti dei piccoli paesini in cui andava. L’ipocrisia e la falsità delle persone sono difatti temi ricorrenti nelle canzoni di De André il quale usava dire che “essere se stessi è una virtù esclusiva dei bambini, dei matti e dei solitari". Per molti Fabrizio De André non è stato altro che un cantante, ma per me e per tutti quelli che erano presenti nel Teatro, è stato molto più di questo. Faber è stato un poeta, un ribelle, un pacifista, una fonte d’ispirazione per tutti coloro che, ascoltando le sue canzoni, sono riusciti a prenderne i significati e farli propri. Le canzoni del grande Faber, a mio parere, sono come una fontana da cui ognuno di noi può fare un sorso e assaporare quell'acqua limpida che sgorga dalla migliore delle fonti.

Sofia Carulli II BL dell'Istituto di istruzione superiore De Titta-Fermi di Lanciano

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