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Un tram che si chiama desiderio

La pièce teatrale portata in scena, “Un tram che si chiama desiderio”, scritta da Tennessee Williams nel 1947 e vincitrice del premio Pulitzer per la drammaturgia nel 1948, risulta essere un vero e proprio manifesto di denuncia nei confronti della condizione della donna, succube della figura maschile sia sotto l’aspetto fisico che psicologico. Durante l’incontro pomeridiano, nel quale le varie scuole si sono interfacciate con il cast, i ragazzi hanno preso consapevolezza di come la situazione della donna, negli anni ‘50 e tutt’oggi, non sia affatto cambiata e in particolare non è cambiato l’atteggiamento dispotico dell’uomo nei suoi confronti. Lo spettacolo, andato in scena alle 21:00, si apre su una scenografia organizzata su due livelli: al piano inferiore la casa di Stella (la sorella di Blanche); al piano superiore, l’accesso che immette nella abitazione dalla strada. Tra le varie interpretazioni, quella che emerge maggiormente è sicuramente quella di Mariangela D’abbraccio che è riuscita a immedesimarsi perfettamente nei panni di Blanche, portando in scena una donna tormentata per via del suicidio del marito e costantemente alla ricerca di una nuova vita. Daniele Pecci nel personaggio di Stanley riesce a dare sfoggio delle sue capacità attoriali, interpretando un uomo dispotico e misogino che abusa della propria moglie e alterna a momenti di schizofrenia, momenti di “umanità”. Nel complesso uno spettacolo ben riuscito.

Matteo Margiotta

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