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La Locandiera - 15 gennaio 2009

Un indiscutibile capolavoro goldoniano di cui protagonista è la giovane e provocante Mirandolina,che gestisce una locanda fiorentina ereditata dal padre. In molti si contendono il suo amore, chi con doni preziosi, chi con promesse di protezione, tranne il conte di Ripafratta, arrogante e sprezzante; la sua sicurezza sull’inconciliabilità tra uomini e donne nasconde un’insicurezza di fondo nella quale farà breccia l’abile Mirandolina con un vero gioco di seduzione. La vicenda si conclude con un inaspettato non lieto-fine: raggiunto il suo scopo la bella locandiera lascerà il cavaliere in preda alla passione amorosa, sposando il cameriere fidato, Fabrizio. Un racconto che ha il fine di divertire, anche grazie all’uso del dialetto, e di fornire un insegnamento morale rappresentando vicende realistiche. La fama di Goldoni è legata infatti ad una riforma del genere teatrale, in particolar modo della commedia che nel ‘700 veniva ancora identificata con la Commedia dell’Arte, che si reggeva sulla bravura degli attori e sulla loro capacità di improvvisazione. La più grande novità che introduce è il copione interamente scritto, sostituito al canovaccio. Una riforma quasi rivoluzionaria che non si è fermata al ‘700, ma sotto alcuni aspetti potremmo dire che è stata portata avanti da compagnie teatrali moderne. Infatti lo spettacolo della “Locandiera” propostoci dal regista Jurij Ferrrini e il suo gruppo di attori, membri del progetto URT (Unità Ricerca Teatrale), offre ulteriori e significative innovazioni. Nella loro rappresentazione hanno presentato soluzioni sceniche diverse per giungere ad uno spettacolo semplice, vivo e vero, spogliato di goldonismi,vezzi e maniere teatrali. Lo testimonia la singolare scenografia che presenta gli abiti tipici di nobili, borghesi e popolani del lontano ‘700, appesi tutt’intorno allo spazio teatrale, quasi ad indicare l’abbandono dei canoni che caratterizzavano il teatro classico, verso una nuova linea che mette in rilievo la parola e la storia, eliminando ciò che è inutile all’azione. Anche la figura della locandiera, libera ed indipendente, approda nella società moderna incarnando una nuova femminilità che porta la donna verso l’emancipazione. Uno spettacolo che si è rivelato vincente, comico e allo stesso tempo provocatorio, ed è riuscito a catturare l’attenzione di un pubblico estremamente variegato.

Martina Salerno IIIB Liceo Classico Vittorio Emanuele I, Lanciano
Ultima modifica ilLunedì, 19 Gennaio 2009 12:37

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