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La Locandiera - 15 gennaio 2009

Ieri ho visto un matrimonio, e non mi riferisco al matrimonio di Mirandolina, la locandiera, con Fabrizio ma al matrimonio delle tre componenti del Teatro:1) il testo; 2) gli attori; 3) il pubblico. Ci sono chiaramente anche altre componenti, ma senza dubbio alcuno queste tre sono le principali.

Il testo di ieri lo conosciamo tutti, sono duecentocinquant’anni che viene rappresentato in tutti i teatri d’Italia e del mondo con repliche e successi a non finire. “La Locandiera” è una commedia scritta da Carlo Goldoni nel 1750. La storia è incentrata sulle vicende di Mirandolina, donna attraente e sicura di sè, che gestisce una locanda a Firenze.

Molti sono gli uomini che le girano intorno: Marchesi, Conti, semplici camerieri, ma un giorno capita nella locanda un Cavaliere che dice di odiare le donne. Mirandolina questo non lo sopporta e decide di conquistarlo, di farlo innamorare. Accade il putiferio.

Jurij Ferrini, regista e attore, mette in scena una versione fedele e rigorosa nei dialoghi, con qualche piccolo taglio e una voce narrante, nella persona del servitore del Cavaliere che ha perennemente il testo di Goldoni in mano e fa notare e precisa e sottolinea.

Siamo a metà tra il recitare e il comporre: tra il recitare un Goldoni e comporne uno nuovo. Dice l’attore Ferrini durante la rappresentazione: “qui facciamo un taglio; salto questo capitolo.” Qualche personaggio cerca di ribellarsi ma Jurij Ferrini, che interpreta proprio il Cavaliere di Ripafratta, lo contraddice e tira avanti.

Gli attori si dimostrano tutti di ottimo livello ma spiccano sia il Cavalier, sia la splendida Mirandolina, interpretata da Sarah Biacchi. I battibecchi fra i due sono esilaranti e comici. Ferrini in particolare entra così tanto nella parte che pare essere lui il Cavaliere del ‘700 che odia il sesso femminile, a volte pare dialogare con il testo di Goldoni e magari con Goldoni stesso oltre che con il pubblico. Jurij Ferrini solletica il pubblico strappando delle risate e qualche volta dei gemiti al pubblico e lui risponde accentuandone la partecipazione. Un attore-autore di razza.

Il pubblico ha riempito gli spalti del nostro bel teatro Fedele Fenaroli. Ho visto con piacere una partecipazione popolare cha va al di là del cultore dello spettacolo teatrale. Ho visto gente di tutte le età, soprattutto giovani, il che mi ha fatto un immenso piacere. Vedere la vita e il sorriso davanti ad un testo teatrale antico in un teatro anch’esso antico, in una piccola cittadina di provincia come la nostra è sintomo di una vitalità culturale non indifferente, di cervelli funzionanti, di cuore pulsante.

Insomma ieri sera c’è stata una festa di un matrimonio tra il testo veneziano di Goldoni con personaggi fiorentini, gli attori di una compagnia genovese e il pubblico lancianese.

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