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Operai oggi - 16 aprile 2009

L’UOMO E IL LAVORO La coproduzione tra “Teatro del Sangro” di Lanciano (CH) e “Questa Nave” di Marghera (VE) ha elaborato e dato vita alla tragicommedia “Operai Oggi”, per la regia di Stefano Angelucci Marino. “Operai Oggi” è uno spettacolo attuale e grottesco, dalla graffiante e coinvolgente comicità. Tommaso e Chiara, rispettivamente interpretati da Stefano Angelucci Marino e Francesca D’Este, sono gli unici protagonisti: vivono a Torino, sono operai quarantenni, sposati, senza figli e con un’incolmabile quantità di tempo libero. Entrambi, infatti, si ritrovano a vivere improvvisamente un periodo di cassa integrazione, con lo stipendio ridotto, una situazione lavorativa precaria e, soprattutto, l’incapacità di gestire la nuova situazione. L’enorme e drammatica quantità di tempo libero li attanaglia e li soffoca, generando nevrosi, ansie e dissidi, dal momento che entrambi vivono, costretti dalla cassa integrazione, nell’inattività. L’intero ambiente domestico si autodistrugge, diventando l’espressione più triste e amara della vita. Il rapporto matrimoniale comincia a degenerare, tanto da rendere i due coniugi incapaci perfino di divertirsi.
Tommaso, abruzzese dall’accento nordico, diventa sempre più noioso, rivendicando ad ogni discussione con la moglie, il mito della sua origine. La veneta Chiara, invece, diventa sempre più irritabile, vivendo ogni suo piccolo desiderio in profonda solitudine. Una terza figura, illusoria, interagisce con i due protagonisti: la rumena Eva, donna delle pulizie. Eva rappresenta, tanto per Tommaso quanto per Chiara, una fugace speranza di cambiamento, come ad esempio comprare un vestito nuovo, divertirsi in discoteca, confidarsi con un’amica o con un’amante. La presenza di Eva, però, sconvolgerà il già fragile rapporto di coppia, aggravato, infine, dal prolungamento della cassa integrazione. Attorno alla figura di Eva coesistono, inoltre, sia le voci dei genitori defunti di Tommaso e Chiara, che intervengono per incoraggiare o biasimare i rispettivi figli, sia fittizie figure di amici e amiche, con cui i due coniugi discutono dei loro problemi. I temi della perdita del lavoro, del precariato e dell’insostenibile gestione del tempo libero vengono affrontati in chiave comica. La malinconia e l’inerzia della vita, la crisi dei valori e l’incapacità di comunicare i propri sentimenti diventano parte di una tragicommedia drammatica ma vivace, resa ancor più piacevole da giocose espressioni dialettali. Il ritmo è veloce, il linguaggio è fluido e accattivante. Gli unici due portentosi attori riescono a creare svariate briose scene, cambiando continuamente gli abiti, le posizioni sul palcoscenico e gli immaginari interlocutori. Una semplice scenografia laterale raffigura l’ambiente domestico, mentre il resto del palcoscenico rimane vuoto, riempito unicamente dall’incisiva presenza degli attori. “Un lavoro svolto sulle improvvisazioni”afferma il regista; da un semplice canovaccio, infatti, sono stati creati, giocando con maestria, i due personaggi, che fanno riflettere su come la perdita del lavoro influenzi ampiamente la loro vita.

Giada Nicoletta De Gregorio classe VE liceo scientifico Lanciano

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