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Il Caso di Dorian Gray

Una polverosa soffitta, ragnatele avvolgenti, vecchi mobili ormai in disuso e un generale senso di degrado di un luogo resosi testimone di molte vicende, compreso l\\\'occultamento del tanto ripudiato quadro: è da questo spazio che Manuele Morgese muove i primi passi del suo lungo, interminabile, affascinante monologo a più voci. Già, un monologo nel quale l\\\'attore si divide in tre, dando voce ai tre protagonisti del romanzo dell\\\'autore vittoriano Wilde. Parola dopo parola, frase dopo frase, l\\\'attore compone il suo monologo in una maniera a dir poco allucinante, da far spalancare la bocca per lo stupore; in esso Morgese riesce a dividersi in tre personalità differenti, differenti dunque anche nel tono di voce e nel comportamento, e grazie a questo espediente teatrale, dona allo spettatore una narrazione, nell\\\'insieme completa, del Caso Dorian Gray, grazie a punti di vista diversi, interpretando e impersonando i protagonisti quasi come fossero i testimoni di un processo nel quale il giudice chiamato a presiedere sia il pubblico.
Così inizia Henry a dar forma al processo, adagiato rozzamente su un logoro divano, con un fare prettamente cinico e irritante.Al termine della sua deposizione, pochi secondi, ovvero più o meno il tempo di uscire e rientrare in scena, e... l\\\'attore si tramuta in Basil, pittore sognatore, gentile nell\\\'animo e timido nei modi, autore del tanto vituperato quanto amato quadro. E infine Dorian, colui che nè i vizi nè l\\\'età sono riusciti a scalfire nel suo aureo e soave aspetto, colui che si danna per gli effetti del quadro ma non ne riesce a fare più a meno, colui che schiavo della vanità, in quest\\\'ultima troverà la morte.
Due ore di spettacolo nelle quali la vera rivelazione è Morgese che, come anche affermato da egli stesso, dopo più di cinquanta repliche, riesce ancora a ricordare a memoria il suo monumentale copione, a dare vita da solo a tre personalità discostanti tra loro, dando quasi l\\\'impressione che a recitare siano veramente tre attori diversi.
Due ore di spettacolo, come si diceva prima, nelle quali perfino chi ha letto il capolavoro su carta stampata riesce a meravigliarsi della trama, a provare gli stessi brividi che il testo aveva precedentemente dato, ad essere, in alcuni momenti, incerto degli esiti della storia e ad avere in altri un approccio del tutto nuovo con l\\\'opera, causato dalla differente impostazione narrativa.
Uno spettacolo fine e colto, da comprendere in tutte le sue minime sfumature. Sorprendente!
Federico Morena, II B, Liceo Classico \\\"Vittorio Emanuele II\\\"
Ultima modifica ilMartedì, 26 Aprile 2011 10:16

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