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SE DEVI DIRE UNA BUGIA DILLA ANCORA PIÙ GROSSA -

SE DEVI DIRE UNA BUGIA DILLA ANCORA PIÙ GROSSA -
9 Dicembre 2011

Un cast eccezionale con Antonio Catania, Ninni Salerno, Gianluca Ramazotti e il frizzantissimo Raffaele Pisu, un vorticoso e travolgente spettacolo pronto a catapultare lo spettatore sulle montagne russe più movimentate e divertenti mai provate; un’esilarante commedia degli equivoci nata dal genio di Ray Cooney (commediografo londinese, nato nel 1932) che conquistò persino l’ammirazione della critica inglese del prestigioso premio Laurence Olivier a Londra.
Una situazione banale e molto comune apre la commedia: un politico, l’Onorevole De Mitri, Ministro di Governo, deve incontrare la sua amante, la segretaria del leader dell’opposizione, per passare la notte nella lussuosa suite 648 dell’Hotel Palace, quella che sarà lo sfondo dell’intera bufera di avvenimenti che colmeranno la notte di colpi di scena. La sconvolgente sorpresa dell’apparizione addirittura di un “falso” cadavere attende i due protagonisti e accantonerà in un angolo la precedente situazione per fare spazio ad un fittizio testo ad orologeria garantito dal ricchissimo movimento scenico di porte e finestre che si aprono in continuazione e in sincronia; questo è il quadro movimentato in cui numerosi personaggi si muovono abilmente, guidati dalle menzogne, in una situazione spinta all’assurdo in cui mentire è indispensabile e una bugia tira la seguente. Nove personaggi esasperati quasi alla follia, in una situazione sempre meno razionale, inciampano nel perverso intreccio di sesso, soldi, corruzione e falsità, animando il delirio che arriva a sfiorare l’inverosimile; alla fine del gioco nessuno potrà dirsi innocente né consapevole della verità, oramai impossibile da stabilire. Ma ad un certo punto, proprio quando la faccenda raggiunge il culmine dell’esasperazione, tutto torna incredibilmente a posto e gli enigmi si risolvono senza essere svelati, lasciando lo spettatore nell’oblio di un’incerta confusione ma nel sollievo del lieto fine tanto agognato.
Un grande intreccio diabolico e complesso assorbe lo spettatore nel suo stile elegante tipicamente inglese. Emergono la figura paradossale del politico corrotto e bugiardo, un “tipo” internazionale e sempre attuale; la figura del fedele portaborse, coinvolto per la sua devozione al lavoro, ingenuo all’apparenza ma che si rivelerà una grande mente; il personale dell’albergo fastidiosamente onnipresenti e invadenti; e infine le figure femminili infedeli e incoerenti. La storia ci sembra imbevuta di umorismo pirandelliano, per cui lo spettatore avverte il “sentimento del contrario” dal quale scaturisce un’amara meditazione sulla realtà: al riso e alla comicità beffarda si somma la riflessione sulla nostra società tristemente sorretta dalle bugie, dai pettegolezzi, dagli scandali.
Stefania Blasioli, classe I liceo sez. A
Liceo classico ‘V. Emanuele II’
Ultima modifica ilMercoledì, 11 Gennaio 2012 09:30

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