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"Se devi dire una bugia dilla ancora più grossa"

9 dicembre 2011, ore 21, Teatro Fenaroli, Lanciano: va in scena lo spettacolo “Se devi dire una bugia, dilla ancora più grossa”, scritto dal commediografo inglese Ray Cooney nel 1991, dal titolo “Out of order”, in lingua originale. La versione italiana è stata curata da Luca Barcellona, e questa produzione si avvale della regia di Gianluca Guidi.
La vicenda si svolge tutta nella lussuosa suite 648 dell’Hotel Palace, a Roma, di sera.
Si inizia con l’arrivo in camera dell’on. De Mitri [Antonio Catania] con la sua amante, la segretaria del leader dell’opposizione, signora Rolandi [Miriam Mesturini], che vogliono passare la notte da soli, ignorando la seduta che si sta tenendo in quelle ore in Parlamento. Entrambi pensano di aver curato tutto fin nei minimi dettagli, in modo da non dover correre imprevisti.
Purtroppo per loro, però, la loro fuga romantica si trasformerà in un esilarante intreccio di situazioni tutte diverse ed assurde, nelle quali entreranno progressivamente in gioco tutti i componenti di un brillante cast.
La bomba a orologeria scoppia quando i due amanti scoprono, alla finestra della stanza, un cadavere [Antonio Pisu]: nessuno dei due vuole che venga scoperta la loro relazione, e così De Mitri telefona al suo portaborse, Mario Girini [Gianluca Ramazzotti], chiedendogli di raggiungerlo, per aiutarlo.
Da qui in avanti, la vicenda si configura come una successione di bugie, ognuna inventata per giustificare quella precedente.
I due amanti, con Girini a fungere loro da braccio, ridotto ad una improvvisazione continua, così vorticosa da sembrare senza uscita, mentono al direttore dell’hotel [Nini Salerno]; cercano di non farsi scoprire insieme né dalla moglie di lui, né dal marito di lei [Domenico De Santi], che arrivano in hotel, la prima per fare una sorpresa al marito, il secondo perché non ha più notizie dell’investigatore che aveva ingaggiato per controllare la moglie (che è il “cadavere” rinvenuto da De Mitri e dalla sig.ra Rolandi); devono avere a che fare con un anziano cameriere [Raffaele Pisu], che lavora solo se ben ricompensato.
Quando sembrano sul punto di essere riusciti a salvare la situazione, la persona che era rimasta incastrata sotto la finestra si riprende e non ricorda nulla di quello che stava facendo. In questo modo, tutti gli artifizi di De Mitri crollano e, con questa variabile in più, il gioco di gag, equivoci, situazioni imbarazzanti, dopo un momento di apparente calma, riprende più vigoroso e assurdo di prima, fino a diventare insostenibile per tutti, amanti compresi.

La scenografia è di fondamentale importanza, per la riuscita dello spettacolo: il set riproduce la stanza più grande della suite, con tre porte (quella d’ingresso, quella del guardaroba, ed una che porta ad una seconda stanza della suite) ed una finestra difettosa, che porta sul balcone della suite.
Gli attori sfruttano fino in fondo la possibilità di giocare con i luoghi: i personaggi si alternano sul set, con un’altissima precisione a livello di tempi d’ingresso e di uscita, che solo un cast ben preparato, come quello allestito per questa rappresentazione, è in grado di mantenere per gli interi due atti dello spettacolo.
Complimenti alla freschezza e alla leggerezza del cast, che è riuscito a dare un’anima a ciò che è, in realtà, un grande esercizio di tecnica teatrale.

Gli spettatori rimangono catturati anch’essi in questa fitta rete di bugie, sempre divertiti, e invogliati a scoprire cosa verrà inventato oltre a quello che hanno già visto.
Alla fine dello spettacolo, però, si ride amaro, pensando una volta di più a quanto la cultura, in tutte le sue forme, compresa, quindi, quella teatrale, sia in grado di catturare gli aspetti salienti della vita politica di un Paese, e di rielaborarli per rioffrirli a chi fruisce di lei, per far riflettere.
Pensate che la commedia è del 1991…
Ultima modifica ilVenerdì, 20 Gennaio 2012 10:10

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