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Ayala:la mafia,l\\\'amicizia con Falcone e Borsellino..un grande uomo

Incontrare Giuseppe Ayala è stata un’esperienza davvero emozionante. Devo ammettere che avevo sottovalutato lo spettacolo a priori ma dopo aver ascoltato le parole di quest’uomo davvero apprezzabile mi sono dovuta ricredere, perché Giuseppe Ayala si è presentato davvero come uno di noi nonostante le sue esperienze di vita non comuni a molti. è stato capace di narrare della sua amicizia con Falcone e Borsellino in modo così umano, semplice e diretto che alla fine dello spettacolo quasi sembra di averli conosciuti. Infatti racconta di loro come di due uomini normali, appunto amici, con le loro particolarità caratteriali, la loro semplicità ma nello stesso tempo la loro caparbietà. L’obiettivo di Ayala è quello divulgativo, vuole che la gente sia consapevole del fatto che la mafia esiste dai tempi di Garibaldi e che oggi persiste sia perché manca un interessamento e una reazione politica, sia perché molti rappresentanti politici collaborano con la mafia e molti di loro sono mandati proprio dalla mafia stessa. Per questo motivo secondo Ayala che la mafia è da considerare non come un problema che grava solo sulla Sicilia ma sull’intero paese. Da ex pubblico ministero parla inoltre del problema del progresso mafioso: l’imborghesimento; caratterizzato dal fatto che a capo del movimento mafioso non ci siano più boss contadini(infatti prima l’agricoltura era il motore dell’economia siciliana e non solo) ma uomini colti, che si interessano di finanza perché la mafia non è solo una forma di criminalità organizzata ma una vera e propria organizzazione verticistica con grande capacità di adattamento ai cambiamenti finanziari. Nonostante la presa di coscienza di Ayala,le sue esperienze, il suo dolore per aver perso grandi uomini ma soprattutto grandi amici, mostra molta speranza e fiducia nel fatto che le cose cambino e dice proprio: “la mafia è un fenomeno umano e come ogni fenomeno umano ha un inizio, uno svolgimento e una fine, anche se forse ancora lontana” . La più grande reazione al movimento mafioso è stato sicuramente il maxiprocesso a cosa nostra che ebbe inizio il 10 febbraio 1986 e conclusosi il 16 dicembre 1987 al quale Ayala partecipò come pubblico ministero e in cui vennero condannati circa 360 uomini tra cui 19 boss tra i più pericolosi e ricercati. Posso concludere dicendo che al termine dello spettacolo si rimane affascinati dalla semplicità di quest’uomo che nonostante tutto ha ancora fiducia, amore per il suo paese, speranza e soprattutto voglia di raccontare se stesso e altri due uomini ricchi di coraggio e di valori, quei valori che Ayala intende far persistere.
Sara Pasquini III B liceo classico
Ultima modifica ilGiovedì, 16 Febbraio 2012 09:56

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