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Chi ha paura muore ogni giorno

Quando si ha l\\\'occasione di conoscere pagine così scure della storia italiana direttamente dalla voce di chi ha contribuito a scriverle, non si può non coglierla. Non si può rifiutare il privilegio di ascoltare un uomo, un magistrato, che ha sfidato la morte in nome della giustizia, in nome dell\\\'Italia, senza paura, come ricorda nel titolo del libro da cui è stato tratto lo spettacolo, \\\"Chi ha paura muore ogni giorno\\\".
Lo spettacolo è essenziale ma profondo: alto e magro, distinto, voce profonda e accento siciliano, è Giuseppe Ayala che racconta gli anni con Falcone e Borsellino, fino alle stragi di Capaci e di Via d\\\'Amelio, con una lucidità impressionante; gli interventi di Francesca Ceci, che integra il racconto con altre informazioni, altre rivelazioni; le sedie sul palco, come a voler ricordare chi non c\\\'è più fisicamente, ma continua a vivere ogni volta che questo spettacolo va in scena, e nella memoria del Paese.
Solo due persone a guidare gli spettatori, più silenziosi che mai, lungo le vicende giudiziarie legate alla mafia, a mostrare loro il coinvolgimento della classe politica nelle vicende mafiose, a rivendicare la perdita di amici, a rievocare tutto il dolore vissuto.
C\\\'è spazio anche per la speranza e per la commozione nell\\\'atto conclusivo dello spettacolo, quando Ayala, una volta concluso il racconto della strage di Via d\\\'Amelio, dopo qualche altra battuta, lascia il palcoscenico dopo essersi avvicinato alla magnolia, come a voler dare alla morte di Falcone e Borsellino il merito di aver segnato l\\\'inizio del risveglio della coscienza civile degli italiani.
La mafia perderà la sua battaglia.
Ultima modifica ilGiovedì, 16 Febbraio 2012 15:58

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