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Questa sera si recita a soggetto

“Qualcosa di insolito accadrà tra poco su questo palco” è questa la premessa con cui esordisce e si presenta il terzo dramma della trilogia pirandelliana (Dopo “Sei personaggi in cerca d’autore” e “Ciascuno a suo modo”), ed in effetti assistiamo ad uno spaccato di meta teatro che prende corpo, materializzandosi in modo curioso e straordinario.
Un direttore di scena (Hinkfuss) tenta di dirigere dalla platea un gruppo di attori, con l’intento di “recitare a soggetto”, tecnica consistente nell’improvvisare battute e modelli comportamentali .Non condividendo gli attori tale metodo e per protestare contro questo , sbagliano volutamente e inventano scene non suggerite dal capocomico. Ciò non compromette per nulla il dramma che ottiene successo. L\\\'opera rappresentata è imperniata sul dramma della gelosia, è ambientata in un paesino della Sicilia ed è tratta dalla novella \\\"Leonora, addio\\\". Protagonisti sono: l\\\'ingegnere minerario Palmiro La Croce soprannominato \\\"Sampognetta\\\", la moglie signora Ignazia, oriunda di Napoli, soprannominata la \\\"Generala\\\" e le quattro belle figlie corteggiate da quattro giovani ufficiali: Mommina, Dorina, Totina, Nenè. La famiglia, non siciliana, vive in un arretrato paese della Sicilia e non gode le simpatie dei paesani che criticano il comportamento della madre e delle figlie, considerato da loro poco serio e prendono in giro il marito, ritenuto troppo ingenuo e permissivo nei confronti delle figlie.
Si abbatte la “quarta parete” e l’amplesso teatrale ritrova l’unità plautina, entrando palco e platea in un rapporto serrato di forte interscambio. Tale connessione è caratterizzata da un incisivo scambio di ruoli, tanto da divenire la platea, il palco, e quest’ultimo platea, della grandiosa azione, frutto del coinvolgimento diretto del pubblico. Assistiamo così, noi spettatori, ad una rappresentazione scenica che muove i primi passi sul palcoscenico, al gioco della macchina teatrale che celandone i trucchi, finisce per rivelarli. Ma non è forse questo l’intento dell’autore-regista? Il portare la vita a teatro? La creazione scenica, infatti, esiste nell’atto unico in cui prende vita sul palcoscenico. Pirandello mostra come anche in assenza di un testo teatrale al quale attenersi rigidamente, si può creare la vita in scena. Il risultato? “ Tutto il Teatro recita!” L’epilogo della storia lascia spazio ad attori che nonostante battibecchi , litigi, dispetti fra loro e contro il direttore, finiscono per identificarsi eccessivamente con i personaggi interpretati, tanto da creare un biunivoco rapporto, che all’interno della finzione teatrale, fa corrispondere ad una realtà apparente, quella del “metteur en scene” , una finzione , oggetto della messa in scena, quella “Sicula”. Ne risulta un’opera complessa e allo stesso tempo intrigante, sviluppata su tre piani d’azione , interrotti, ma allo stesso tempo amalgamati da intermezzi ballati e cantati durante i quali gli attori si mescolano alla platea. Il tutto si conclude senza l’intervento del direttore che avrebbe potuto arginare l’esuberante rivelarsi delle personalità degli attori, che di fatto ci lasciano con una questione aperta: si può affermare con certezza che è il regista a dar vita ai personaggi?

Giulia Sideri
II C
Liceo Classico \\\"V. Emanuele II\\\"
Ultima modifica ilGiovedì, 26 Aprile 2012 11:35

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