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LA FIACCOLA SOTTO IL MOGGIO

LA FIACCOLA SOTTO IL MOGGIO
Macerie, polvere, disordine, rottami: si trovano in scena un castello e una famiglia dalla descrizione molto simile. Il decadimento, la corruzione e la malattia si respirano nell’ambiente e tra i personaggi; ogni insignificante oggetto presente sul palcoscenico compone un intangibile e terrificante quadro di irreversibile decadimento fisico e morale. Sei personaggi, tutti ugualmente lacerati da colpe e pene si agitano in una tragedia segnata da un tragico epilogo, ormai da molto tempo chiaro e inevitabile. Gigliola, povera ragazza dalla giovinezza turbata, decide di affrontare la prematura morte della cara madre avvolta ancora, dopo un anno, nel mistero e nell’inganno che consuma la famiglia. Un giallo di forte introspezione dei personaggi, ricco di pathos e di un vago carattere eziologico. I malvagi del misfatto al di fuori di ogni stereotipo si concretizzano nelle figure dei protagonisti: la crudele serva senza scrupoli, l’avida e arrivista Angizia è aggrappata al legame nuziale con il malato e tremolante Tibaldo, che è un codardo, un inguaribilmente vigliacco e improbabile capo di quel che resta della famiglia, egli è padrone di un certo potere servilmente agognato dal fratello minore Bertrando, uomo profondamente pavido e corrotto. Assieme a loro nella storia si trascinano tormentosamente la stanca e vecchia Donna Adegrina e il debole Simonetto malato di emofilia, giovane e fin troppo acerbamente ingenuo per coesistere con gli altri personaggi sulla scena. Un’ardua scelta quella di riportare sul palcoscenico di un teatro un’opera tanto impegnativa di D’Annunzio, tuttavia, se pur ardua, una scelta brillantemente portata a termine grazie a modifiche stilistiche della regia e alla interpretazione accuratamente patetica e mai casualmente drammatizzata o esasperata degli attori.
Stefania Blasioli IA “Liceo classico Vittorio Emanuele II” Lanciano
Ultima modifica ilLunedì, 14 Maggio 2012 09:43

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