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Marta Sallese

Marta Sallese

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Il balcone di Golda

Paola Gassman interpreta Golda Meir, donna che ricoprì il ruolo di premier d'Israele. Lo spettacolo è un monologo e dal punto di vista scenografico sul palco sono presenti pochi elementi: una sorta di scaletta a due gradini, come a ricordare quelli davanti ad una casa, e dall'altra parte del palco una sedia ed un tavolo composto da due elementi. Apparentemente sembrava alquanto semplice ma in realtà sullo sfondo c'era uno schermo sul quale sarebbero poi state proiettate alcune immagini, testimonianze storiche. Infatti questo è stato proprio uno spettacolo storico.
Il palco, come diviso a metà, rappresentava l'anima di Golda che complementarmente era composta da uno spirito legato alla famiglia e agli affetti privati e da un forte spirto politico. Nel complesso Golda Meir appare dura in politica e più dolce in famiglia ma senza dubbio in entrambi i casi una donna decisa e determinata a realizzare con fermezza le proprie idee. Anche le emozioni che prova nei due grandi momenti della sua vita (guida di Israele e guida della famiglia) sono estremamente diverse, nel primo caso appare spesso preoccupata e anche pessimista mentre nel secondo caso, sebbene sia anche quello della vita privata un periodo segnato da luci e ombre, appare ottimista e a volte persino spensierata.
Paola Gassman attraverso paure e ansie di Golda trasmette molto bene l'idea della disperazione di un popolo, quello ebraico, di fronte alle infinite difficoltà per conquistare un suolo nazionale su cui vivere. Infatti le tracce della cultura ebraica, come ad esempio l'utilizzo ripetitivo della parola "shalom" (pace, in ebraico) o le musiche di sottofondo, erano spesso rievocate durante lo spettacolo.
Nonostante l'eccellente e precisa interpretazione della Gassman, la cosa che rende questo spettacolo davvero singolare e d'impatto è l'argomento trattato in quanto racconta una parte della storia che raramente si studia a scuola e che quindi, nonostante la sua incisività su tutta la storia ebraica odierna e sul sionismo, quasi nessuno conosce.
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L'uomo del destino

Questo testo di Jasmine Reza che ha visto protagonisti gli attori Orso Maria Guerrini e Cristina Sebastianelli è sembrato avvolto in un velo di malinconia piuttosto spesso, cosa che forse ha contribuito a rendere lo spettacolo ancora più interessante specialmente dal punto di vista della psicologia dei personaggi. 
Fin dalle prime battute lo scrittore Paul Parsky (Guerrini) nel raccontare la sua vita, i suoi legami affettivi e anche se stesso, ha insistito spesso sul termine "amaro" riferito a tempi più felici in cui la sua scrittura non era così condizionata da tanti interrogativi e forse insicurezze. Racconta poi sempre aspramente la sua posizione di padre che non approva le scelte della figlia, considerazione che termina allo stesso modo con quella certa amarezza in bocca, la delusione.
Alla conclusione di questo primo monologo (perchè la storia si sviluppa per lo più a monologhi alterni) fa il suo ingresso in scena Martha (Sebastianelli), assidua e appassionata lettrice dei libri di Parsky. Dai suoi monologhi, in cui descrive il suo io interiore e i suoi amici, si evince l'immagine di una donna che ha sofferto ma allo stesso tempo dalla forte personalità sebbene visibilmente insicura e agitata di fronte al suo mito. Inizialmente Parsky e Martha sembrano distanti, comfinati ognuno nella propria individualità mentale e sentimentale, nonostante lei sembri sempre in parte condizionata dalla presenza dello scrittore ma improvvisamente si cambia registro e lui, accorgendosi della sua presenza, prova a parlarle. I loro pensieri si intrecciano, si scambiano alcune battute, povere dal punto di vista comunicativo ma dal significato psicologico e interiore molto forte dato che da queste scaturiscono infinite domande e "se..." generici proprio riguardo a ciò che l'altro si sta chiedendo.
Il silenzio tra i due si risolve però definitivamente con la decisione di Martha di tirare fuori dalla borsa e leggere uno dei libri di Parsky, cosa che finalmente accenderà il famoso dialogo in cui il pubblico sperava fin dalle prime battute. Dunque lo spettacolo finirà proprio dove sembrava iniziare per davvero lasciando nello spettatore, in parte, quell'amaro in bocca per quei dialoghi che sembravano mancare appunto perchè lasciavano in sospeso qualcosa.
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