Édith Piaf: l’usignolo non canta più
- Scritto da Eleonora Marciani
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L’usignolo non canta più? In realtà l’usignolo non hai mai cantato meglio e mai smetterà di cantare. Smettere equivarrebbe a togliere a quella donna il senso stesso della vita, autogettarsi, spontaneamente, nell’oblio. Una vita di problemi, dubbi e incertezze quella di Èdith, paradossale: dalla strada ai più grandi palchi di Francia, in un continuo alternarsi di gioia e tristezza, amarezza e speranza, tra colori sgargianti del mondo circense nella tenera età, all’epopea di ostacoli monotonali che attraversò nella maturità. Vorrebbe, Èdith, abbandonare quell’imposizione paterna che è il canto come guadagno, come imposizione, non è però in grado di vivere senza.
Il messaggio viene interpretato magistralmente dalla spettacolare Melania Giglio, trasparendo in ogni mimica facciale o movimento sinuoso del corpo, in ogni alternarsi rapido di umore, in un tripudio di bravura senza filtri, diretta e profondamente intensa. Nelle parti canore poi, non si udiva una sola Èdith, ma due, tre delle tante sfaccettature della stessa, volteggiando metaforicamente tra i complessi cambi metrici e vocali. Completamente inaspettata la trasformazione da Melania a Èdith, una piacevolissima scoperta. Molto è dovuto al rapporto con il secondo attore, causa di molte sofferenze e gioie per la cantante, salvatore ma anche accusatore.
La scena povera ma colma di simboli di ogni genere colpisce. L’abbigliamento e le ciabattine nere de “la via en rose” restano nel segno.
Dire che “l’usignolo non canta più” è forse l’unico punto che stona con la meraviglia dello spettacolo, con l’atmosfera che i due attori hanno saputo creare. L’usignolo canta ancora, dire il contrario sarebbe un’offesa a Èdith stessa.
Ringrazio chi mi ha permetto di assistere allo spettacolo, è stato veramente bellissimo.
Eleonora Marciani, Liceo Classico Vittorio Emanuele II, Lanciano